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Recensione: “Il racconto dell’ancella” by Margaret Atwood

In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un compito nella neonata Repubblica di Galaad: garantire una discendenza alla élite dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo la catastrofe sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione. Mito, metafora e storia si fondono per sferrare una satira energica contro i regimi totalitari. Ma non solo: c’è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge brutale sull’intreccio tra sessualità e politica. Quello che l’ancella racconta sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il presente.

 

 

4 stelle e mezza

letto dal 15 al 27 giugno 2018

Non l’avrei mai pensato ma mi trovo in difficoltà a scrivere questa recensione. Avrei voluto già scriverla ieri ma un problema al pc mi ha tenuto sconnessa da internet tutto il giorno e, se da una parte volevo risolverlo al più presto, dall’altra ho avuto un giorno in più per pensare a cosa scrivere di questo libro.

La lettura de Il racconto dell’ancella è stata più lunga di quanto avessi previsto: 12 giorni, quando pensavo l’avrei letto in 3-4. Non so se ci ho impiegato così tanto tempo a causa del libro o perché nel frattempo ho ripreso a guardare le serie tv togliendo tempo alle letture.

Questo è il primo libro che leggo della Atwood e mi è piaciuto: è stata una lettura claustrofobica dove tutto ci viene raccontato secondo la visione e il ricordo della protagonista di cui qui non conosciamo il suo vero nome.

Se da una parte ho apprezzato l’aver visto prima la stagione 1 della serie tv così mi ha aiutata ad immaginarmi il mondo post-apocalittico descritto dalla Atwood, dall’altra leggendo il libro sono stata privata della sorpresa che esso rappresenta perché ero già spoilerata dalla serie tv. Non sto dicendo che è un brutto libro, anzi, ma che col senno del poi avrei preferito prima leggere il libro e poi guardare la serie tv. Il libro, questo libro, ha un suo fascino che non andrebbe paragonato alla serie, ma semmai bisognerebbe fare il contrario.

Le frasi che ho sottolineato sono moltissime, ce n’è una quasi ogni due pagine e l’autrice riesce a catapultarci e immergerci in questa distopia ambientata in uno stato governato dagli uomini di potere le cui mogli sono rese sterili a causa della contaminazione della terra. Così una setta religiosa decide di tornare ai vecchi valori, facendosi forza anche con esempi della Bibbia per giustificare la loro visione. Questa frase calza a pennello per descrivere la società:

“Esiste più di un genere di libertà, diceva zia Lydia. La libertà di e la libertà da. Nei tempi dell’anarchia, c’era la libertà di, adesso mi viene data la libertà da. Non sottovalutatelo.”

La protagonista fa parte delle Ancelle, cioè delle poche donne ancora fertili che vengono affidate alle famiglie più facoltose per permettere loro di avere dei figli. Ogni ancella prende il nome del capofamiglia al quale viene affidata: la nostra protagonista infatti si chiama Difred, ma non è tutto. Queste ancelle non solo perdono il loro nome ma vengono totalmente spersonificate in quanto vengono viste solo come mezzi di riproduzione e nient’altro. Un elemento malignamente ironico è che se quasi ai piedi della piramide ci sono queste ancelle “incubatrici viventi” di bambini, al vertice troviamo le Zie: anch’esse donne che si ergono a istitutrici delle ancelle e a giudici di chi pecca. La società risulta quindi totalmente cambiata rispetto a come la conosciamo oggi ed è interessante muoversi insieme a Difred in questo mondo: lei ce lo fa scoprire, finché lo temiamo anche noi e ci fa anche provare la mancanza della sua famiglia, della vita con uno scopo che poteva decidere lei.  

Non posso negare la bellezza di questo libro, bellezza incrinata ahimè dall’aver visto prima la serie, quindi se ancora potete scegliere, leggete prima il libro! Perché dico incrinata? Perché è ovvio fare un paragone tra di essi. La serie è fedele al libro ma è più corale, ci sono più personaggi e vengono date delle informazioni e spiegazioni più certe di quelle del libro. Ecco perché leggendo prima il libro ci si immerge in questa distopia e la si può allargare guardando la serie.

Il libro è il racconto-testimonianza intima di Difred e credo che tutti voi dobbiate leggerlo perché per ora si tratta di una distopia, ma questo libro rappresenta anche una forte critica alla società moderna: certo è stato scritto ormai qualche anno fa ma, visto che le cose dal 1985 (anno in cui è stato pubblicato per la prima volta) ad oggi sono solo peggiorate, ma risulta estremamente attuale visto le tante tematiche trattate: dal femminismo, all’omosessualità, alla liberazione sessuale. Chi di noi, dopo aver letto questo romanzo non può dire di vedere le prime avvisaglie di un’escalation di fatti che potrebbe portare a qualcosa di simile a come quella avvenuta nel libro?

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